Cernusco, “Stupefatto” a teatro. Lo spettacolo contro le droghe che fa pensare i ragazzi dell’I.C. Montalcini

Evitare le idee cosiddette “comuni” ed imparare a pensare con la propria testa e anziché attraverso mere definizioni. Ecco lo scopo primario dello spettacolo teatrale “Stupefatto”, tratto dall’omonima autobiografia dell’autore Enrico Comi, messo in scena il 7 febbraio presso l’Auditorium di via Don Milani e proposto agli alunni di tutte le classi terze dell’Istituto Rita Levi Montalcini di Cernusco sul Naviglio e ad altre alle scuole del territorio dalla stessa Amministrazione.

Tenuto sotto forma di monologo dall’attore Fabrizio De Giovanni della Compagnia Teatrale Itineraria Teatro, racconta di Rico, quattordicenne alle prese con le proprie titubanze nel dissociarsi da un gruppo di amici rispetto ad un tema sempre attuale e pericoloso, quello della droga.

In questo scenario, il ragazzo fatica a “dire di NO” agli amici per vergogna e timore di essere emarginato dal gruppo. Ciò che lo convince a cedere è che i compagni, fumando spinelli, pare si divertano, tanto da generare in lui il dubbio se sia “vero per davvero” che fumare canne sia così pericoloso. Ed è proprio questo dilemma l’emblema della messa in scena: arrendersi, cioè, al cliché secondo cui, nell’immaginario collettivo giovanile, usare sostanze stupefacenti cosiddette leggere non sia dannoso come dipinto dal mondo adulto.

In un contesto di titubanze, senso di alienazione e lotta contro ai propri valori, Rico sceglie di assoggettarsi alle lusinghe che quell’esperienza promette; un po’ per non sentirsi diverso – com’é tipico di quest’età – un po’ per sentirsi migliore, si ritroverà presto a star male gravemente, ad entrare addirittura in coma. E sarà proprio quello il momento di incontro-scontro con una realtà dura:  un malessere fisico inimmaginabile, ma anche l’abbandono da parte dei cosiddetti amici, come lui in difficoltà, ed in nome dei quali ha sacrificato la sua capacità di giudizio. Una verità amara – cinica e concreta – con la quale si trova a fare I conti e sulla quale deciderà di prendere il sopravvento ammettendo il problema a sé stesso prima e alla famiglia, poi. Rico, nel tempo, si salverà da un problema ormai troppo grande da gestire in autonomia, guarendo ed uscendo da un giro che di buono non gli ha riservato nulla, se non illusioni.

Un lieto fine non scontato, a dimostrazione di quanto la volontà individuale e non di massa, la capacità di analisi ed autoanalisi – seppur difficili da praticare – siano decisive.

Il dopo-spettacolo

A fine spettacolo è comparso tra i ragazzi il protagonista reale della storia per motivarli sull’importanza di non cadere nella trappola, appunto, dei luoghi comuni. “La canna fa meno male delle sigarette”, “Lo faccio una volta sola per provare”, “Sono droghe naturali”, ”Smetto quando voglio” sono proprio le tipiche considerazioni dei ragazzi che scelgono di accettare un grave compromesso fisico, mentale, comportamentale e personale.

A salire sul palco anche Nico Acampora, Assessore alla Scuola del Comune di Cernusco, che ha salutato la platea e ricordato come anche l’alcool sia una delle prime cause di decesso nonché fonte di dipendenza come tutte le droghe, e ad informare gli adolescenti  sul recente caso di morte per overdose di una sedicenne, molto vicina dunque alla loro età e al loro contesto.

Grande consenso di pubblico quindi per una rappresentazione ben riuscita, che ha stabilito un forte contatto con gli studenti e non ha smesso di far parlare di sé in seguito fra i banchi di scuola.

Riportiamo così di seguito alcune riflessioni degli studenti dell’’I.C. Montalcini, espresse una volta rientrati nelle loro classi.

Lo spettacolo ha suscitato in me varie emozioni, tra queste la tristezza. Ho appreso e imparato molte cose solo guardando e ascoltando, grazie al modo in cui l‘attore aveva di esprimersi e grazie alla sua capacità di entrare nelle nostre teste e soprattutto nei cuori di ognuno di noi” (Sofia)

Questo spettacolo è la memoria della vita di Enrico, dimostrazione del possibile futuro di tutti quelli che prendono dosi di droga. E’ stato molto interessante sia per il modo in cui viene raccontato sia per l ‘argomento di cui si parla. Vorrei rivederlo” (Tommaso)

All’inizio dello spettacolo ero un po’ sconcertata perché non immaginavo che potesse essere così profondo e così educativo ascoltare un discorso o monologo. E’ stato molto interessante e coinvolgente perché la storia la ascolti, ma i luoghi e le persone te le immagini. Non credevo fosse possibile essere così coinvolti in uno spettacolo teatrale: quando l’attore che impersonava Rico ha parlato dei dolori fisici dovuti alla crisi di astinenza non riuscivo proprio a guardare il palco perché se guardavo, veniva male anche a me. La cosa mi ha sorpreso molto. (Alessia)

Lo spettacolo per me è stato molto istruttivo: Infatti non avevo mai capito cosa prova chi si droga. In realtà sapevo che diventano più leggeri, ma non sapevo che quando si va in crisi di astinenza si prova moltissimo dolore e non sapevo neanche che quando si decide di voler smettere davvero si fa molta fatica e ci si dispera. Sono molto contenta che Rico sia riuscito ad uscirne e ora racconti agli altri la sua storia per non farci commettere lo stesso errore, Io non so se riuscirei a superare tutto, ma so che non avrei la forza di farlo da sola. Alla fine dello spettacolo mi è piaciuto molto quello che Rico ha detto sulla sua prima figlia Alice. Lui ha detto che quando è nata, aveva ancora voglia di iniettarsi delle dosi di eroina, però guardando Alice cambiava idea perché pensava che prima o poi sarebbe cresciuta e non voleva che si vergognasse di lui. Ora penso che lei abbia molti motivi per essere orgogliosa di suo padre. (Viola)

Katia Ardemagni

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