Monza: all’asta i beni dell’imprenditore monzese fallito “per colpa dello Stato”

Sergio Bramini, l’imprenditore Monzese ex titolare della Icom, fallita a causa di debiti mai saldati da Enti Pubblici per un totale di 4 milioni di euro, il 18 maggio scorso, si è visto requisire dal Tribunale fallimentare di Monza la sua abitazione, data in garanzia alla banca per ottenere un mutuo con l’obiettivo di salvare la sua azienda ma che, a causa dei mancati incassi e al successivo fallimento, non è riuscito a coprire. Ieri l’ennesima asta andata deserta con la conseguente svalutazione dell’immobile (ogni volta il 25% dal prezzo iniziale di 667mila euro). Nel frattempo, prima di questa ultima asta, Bramini aveva presentato un’offerta di composizione della crisi al curatore fallimentare: con il sostegno di Credito Italia e dei soldi raccolti con un’azione di crowfunding pubblica, l’ex imprenditore aveva offerto 376mila euro per coprire i debiti, ma al momento il curatore fallimentare non ha fatto sapere nulla in merito. L’imprenditore intanto, sta portando avanti la sua personale battaglia presso gli Uffici del Ministero per lo Sviluppo Economico per portare a compimento una legge per difendere le persone ingiustamente sfrattate, ma a distanza di 5 mesi ancora una legge Bramini non esiste. “Non è facile – ammette –: voglio far abrogare l’articolo 560 (legge 119/2016 Renzi-Boschi, ndr) che garantisce lo sfratto ancor prima della vendita dell’immobile all’asta anche in presenza nel nucleo familiare di anziani, disabili e minori. In questo momento ci sono 135mila famiglie che rischiano di essere gettate in mezzo a una strada. Dalla Sicilia, e nella provincia di Ragusa dove avevo a suo tempo lavorato con la mia azienda di smaltimento rifiuti, continuano a chiamarmi: ci sono persone disperate in procinto di essere sfrattate, con in casa malati terminali. Occorre dare più tempo per sistemarsi a chi si trova in situazioni simili. Non mollo”.

Fonte: ilgiorno.it

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