Pioltello, prima violento, poi stalker: ex marito dà fuoco alla casa

Recupera una tanica di benzina e appicca il fuoco alla porta di casa. E’ capitato a Pioltello, alle porte di Milano.

La moglie, impiegata, descrive un compagno di vita che nel tempo  si è trasformato in un carceriere capace di mettere in pericolo anche la vita dei loro figli  e racconta  come – per 15 anni –  lei abbia potuto coltivare un silenzio tanto pericoloso.

Tratteggia il loro come un matrimonio fatto di abusi verbali e fisici subdoli e perpetui, in cui la sua volontà si è piegata davanti a quella del marito, e come paura e vergogna siano diventate progressivamente, per lei e i ragazzini di 16, 13 e 7 anni, una tragica routine.

Per gradi, la donna è diventata – quasi senza rendersene conto – una delle troppe vittime che da quest’incubo non riescono a svegliarsi. Ha imparato a tacere, ad annichilirsi, ad osservarsi sempre più debole e impotente.

Poi il fatto, l’ 8 gennaio. L’ex, che da casa se n’era andato dopo che la moglie aveva scoperto la sua grave situazione finanziaria – aveva una serie di debiti di cui nessuno era a conoscenza – sorveglia la famiglia, si nasconde nel sottotetto dello stabile presso cui anch’egli viveva fino a poco tempo prima e appicca il fuoco. Le fiamme, alimentate dalla benzina che si era procurato, si espandono velocemente: danneggiano il pianerottolo, l’abitazione dei vicini e passano sotto alla porta di ingresso mentre tutti sono in casa“.

L’uomo – la cui moglie era all’oscuro – era già noto alle forze dell’ordine come stalker. In passato, infatti, aveva perseguitato anche le sue ex, dalle quali era stato denunciato alle autorità. Era malato, e per questo era stato esortato a seguire delle cure psichiatriche specifiche in grado di aiutarlo, ma si è sempre rifiutato di sottoporvisi.

“Dopo la separazione ci chiudevamo in cucina, muti, per timore che ci sorvegliasse. Ha provato a scardinare la serratura di casa per entrare (…). Perseguitava me, i nostri figli e i miei famigliari.  Diceva che voleva suicidarsi, ma il suo intento era farci del male, come sempre”.

I carabinieri lo stavano tenendo sott’occhio, ma sfuggendo al loro controllo si è recato presso l’alloggio con l’intento di appiccare il fuoco.

Per lui, in stato di arresto presso il carcere milanese di San Vittore, c’è un’accusa da parte della Procura di maltrattamenti e tentato incendio.

E da parte della moglie, un monito per tutte le donne: “I carabinieri di Cassano e la procura di Milano ci hanno salvato la vita, ho fiducia nella giustizia (…) Quando hai un mostro vicino, sei devastata dalla paura, non riesci a scegliere, è come se qualcosa, giorno dopo giorno, ti morisse dentro. Quando si ha a che fare con un malato, si è terrorizzati. Non si riesce a reagire, a emanciparsi. Sogni, aspirazioni, ambizioni diventano parole prive di significato. Sei paralizzata. Denunciate subito, non aspettate: serve solo a rischiare la vita”.

(Fonte il Giorno, Foto/Web)

 

Katia Ardemagni

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