Trezzo, case comunali di via Adda. Bloccato in extremis il primo sfratto esecutivo

Le procedure di sfratto esecutivo da parte dell’Amministrazione di Trezzo nei confronti delle famiglie morose residenti in via Adda presso le case comunali della città, prevedono che debba avvenire lo sgombero delle stesse tramite la presenza delle forza pubblica. In tal materia, il sindaco Danilo Villa cita «la necessità di applicare le regole a tutti, senza eccezioni» in quanto, sottolinea, «le rateizzazioni concesse in passato sono state regolarmente disattese. Dopo i primi pagamenti è sempre caduto tutto nel vuoto».

A tentare di arginare la situazione, entra in merito la Società San Vincenzo de’ Paoli, impegnata nella rimozione delle situazioni di bisogno ed emarginazione sociale e che gestisce i servizi e le politiche sociali di Trezzo ed altri comuni.

Tramite suddetta società, viene di fatto elargito un prestito d’onore ad una delle famiglie – la prima nella lista degli sfratti – composta da cinque persone fra cui due minori, che ha così potuto far fronte alle spese per un contratto di locazione con un privato. «Faranno ugualmente gli scatoloni, ma senza finire in mezzo alla strada», dichiara a Il Giorno Gianluigi Colombo del Sicet, il sindacato inquilini che assiste gli otto nuclei morosi che in base alle regole amministrative sarebbero tenuti a lasciare l’immobile comunale. Ed aggiunge: «Trentasei persone, di cui 9 ragazzini» fino all’altro ieri. Ora, con la soluzione in extremis per i primi della lista, «si scende a 33». «Sempre troppi (…) Parliamo di persone che hanno perso il lavoro, con cause per il recupero di Tfr e stipendi, che hanno accumulato debiti con il Municipio».

«Abbiamo chiesto di concordare un piano di rientro, ma ci è stato detto di no», spiegano i residenti «Non sempre riusciamo a mettere insieme pranzo e cena. Nel piatto ci è rimasta solo la dignità».

Dalle pagine de il Giorno: Il primo round è finito con l’amaro in bocca, ma martedì prossimo potrebbe andare peggio. In via Adda arriverà la forza pubblica per lo sgombero di altri due nuclei. «Stiamo preparando il picchetto, non si possono buttare fuori solo perché poveri». «I minori e le loro madri dovranno essere sistemati in alloggi temporanei, costeranno 50-60 euro al giorno, cioè 24mila euro al mese» per il sindacato che chiede alla giunta di fare un passo indietro. Villa respinge con forza l’accusa di essere «un affamatore di bambini». «In lista d’attesa per una casa popolare ci sono 50 persone, nonostante le 100 abitazioni pubbliche fra noi e l’Aler (metà per uno). Chi non rispetta la legge, deve lasciare il posto a chi ne ha diritto». «Negli ultimi tre anni con Regione abbiamo investito trecentomila euro sulle fragilità. Gli strumenti ci sono».

Katia Ardemagni

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