Intervista a Emanuela Abbadessa

Ha da poco presentato il suo ultimo lavoro “Fiammetta” alla bottega del libro di Cernusco, conosciamo meglio Emanuela Abbadessa in un’intervista di Carmen Lo Presti.

Chi è Emanuela Abbadessa, la donna e la scrittrice? “Domanda difficile, non credo di essere capace di definirmi”. Cosa ti ha portata a scrivere sui rapporti di coppia? “Non ho mai preso una decisione in questo senso, mi limito a raccontare storie. Le prime due riguardavano soprattutto i rapporti di coppia ma, più che altro, mi sono fatta guidare dai soggetti che avevo in mente. La mia indagine riguarda piuttosto i rapporti di potere che in Capo Scirocco analizzavo all’interno di un’unità uomo-donna. In Fiammetta ho allargato l’osservazione anche agli altri personaggi, tutti vittime o dominatori”. Chi è fiammetta, a chi ti sei ispirata? “Fiammetta è un personaggio di fantasia molto liberamente ispirato alla figura di Giselda Fojanesi, una maestra aretina che sposò il poeta catanese Mario Rapisardi ed ebbe una relazione con Giovanni Verga. Era molto stimata nel panorama culturale nazionale e aveva metodi di insegnamento premontessoriani”. Qualcuno potrebbe dire “la solita storia di corna”, perché, o in cosa il tuo romanzo è diverso dagli altri? “Una percentuale altissima di romanzi potrebbe essere definita “la solita storia di corna”, persino i classici, da Madame Bovary ad Anna Karenina. Le definizioni non devono essere affare di chi scrive e, credo, nemmeno di chi legge, servono a poco in effetti”. Tramite Fiammetta, metti in evidenza l’annosa questione della presunta superiorità dell’uomo nei confronti della donna, soprattutto al sud, tema attuale ora come allora. “Non sono così sicura che ci siano così grandi differenze tra Sud e Nord, nella struttura familiare che descrivo per altro vige un rigoroso matriarcato e anche Fiammetta, nel gioco di potere che sottende la coppia, ha un certo potere sul marito”. La storia è ambientata tra Catania e Firenze, entrambe città alle quali sei particolarmente legata? “Firenze e le colline del Chianti sono comunque luoghi a me cari e che conosco, mi piace la Toscana e lì ho molti amici. La Sicilia e Catania sono la terra dalla quale provengo e che conosco meglio. Credo che si debba scrivere di ciò che si conosce o, almeno, io faccio così”. Perché hai scelto la fine dell’Ottocento come sfondo alla storia? “L’Ottocento mi diverte. Soprattutto dal punto di vista linguistico, perché mi consente di giocare con l’italiano. Storicamente è un momento che mi interessa molto per il consolidarsi del sentimento di unità nazionale. Poi mi è anche utile perché il passato rende “commestibili” certi argomenti: Fiammetta è anche una donna violata e credo che raccontare la medesima storia di sopraffazione ai giorni nostri risulterebbe molto forte, mentre l’Ottocento mi dà modo di farlo in maniera quasi addomesticata”. Nella storia le sorelle Strazzeri e la serva di casa, si coalizzano contro di lei. una “contraddizione comportamentale” da una parte le donne che si uniscono per far fronte comune, dall’altra la lotta contro il “nemico”, perché le donne non riescono a fare a meno di entrare in competizione? “Non saprei e non amo le generalizzazioni. Posso dirti perché avviene nel mio romanzo: per invidia e per paura del diverso. La spinta alla competizione poi fa parte della natura umana”. Quello che mi ha colpita personalmente da siciliana trapiantata, è l’amore per la tua terra, Catania, la Sicilia che traspare nella descrizione di luoghi ed eventi, nonostante gli anni trascorsi da quando te ne sei andata, ti è rimasta nel cuore? “Ho un rapporto difficile con la Sicilia, è la mia terra di origine e la trovo molto bella, mi piace la cucina, le persone, la cultura antica che la anima e un sacco di altre cose ma andai via male e ci torno ancora con molta difficoltà. È ovvio che come tutte le cose che ci hanno segnato profondamente sia comunque nel mio cuore e sia una parte importante di me”. Nel tuo futuro cosa vedi? “Spero ci siano salute e serenità soprattutto ma, ahimé, non leggo nel futuro”.

Ringraziamo Emanuela Abbadessa per la sua disponibilità e speriamo di rivederla presto, magari alla presentazione del suo prossimo lavoro.

 

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