Influenza: a Milano e provincia è bollino rosso
Lunghe e ripetute assenze da scuola e lavoro per un’influenza stagionale ai massimi storici rispetto agli ultimi quindici anni. A subirne le conseguenze, indiscriminatamente, grandi e bambini – vaccinati e non – obbligati a stare chiusi in casa anche per più di una settimana.
Lombardia e Milano in vetta alla classifica, e circa 400.000 gli italiani contagiati che presentano sintomi – forte raffreddore, stati febbrili piuttosto alti, tosse, dolori muscolari, respiro affannoso e astenìa – che si protraggono nel tempo e che tendono a ricomparire. Si tratta infatti di una forma virale persistente e, a quanto pare, recidiva. Ed ancora più antipatica quando ad ammalarsi sono più membri della stessa famiglia, come di fatto sta accadendo.
Diffusa, parallelamente, anche la fastidiosa e temutissima gastroenterite, provocata dal rotavirus, l’agente biologico ” a- b – c” e per la quale, seppur di minore durata rispetto alle influenze stagionali, non esistono cure specifiche, ma solo trattamenti di tipo sintomatico.
Sotto pressione le strutture sanitarie, con farmacie prese d’assalto, studi medici oppressi da pazienti e presidi di pronto soccorso e ricovero intasati.
Situazione di crisi anche negli ambienti delle donazioni di sangue, in cui si stanno verificando problemi di indisponibilità di donatori e conseguente scarsità delle riserve.
E se secondo gli studi pare che gli uomini si ammalino più delle donne (!), quando l’influenza colpisce bambini molto piccoli i neo genitori si allarmano. Quali sono allora i consigli da seguire e quando è il caso di rivolgersi al Pronto Soccorso?
Secondo Maurizio de Martino, Direttore del Dipartimento di Pediatria Internistica del Meyer di Firenze e la sua squadra di esperti “La febbre, da sola, non è un sintomo sufficiente per indurre a correre all’ospedale”. Invece, è il caso di andarci se
– il bambino ha meno di un mese di vita, poiché appartiene ad una fascia d’età in cui il rischio di infezione batterica grave – come setticemia, polmonite, pielonefrite, meningite – non è modesto (10%)
– il bambino ha tra un mese e un anno e non è possibile farlo visitare in giornata dal proprio medico
– ha difficoltà respiratorie (per esempio si nota un’accelerazione della frequenza respiratoria)
– appare molto sofferente, con condizioni generali compromesse
– quando il lattante piange in maniera inconsolabile, rifiuta completamente il cibo o assume un comportamento anomalo e di difficile gestione da parte dei genitori
Con l’augurio che presto tutti guariscano – tra vendite di farmaci e fazzoletti di carta alle stelle – un doveroso pensiero andrebbe rivolto anche a chi è obbligato a lavorare con la bronchite, il naso gocciolante e un malumore quanto mai giustificato.
Katia Ardemagni