Luoghi della memoria cernuschesi: Cascina Guerrina

Sulla scia dell’articolo relativo al Comitato formato per salvare la Madonna Ausiliatrice della Casineta, è arrivata in redazione la segnalazione di un concittadino che ha invece tra i suoi ricordi la Cascina Guerrina (1500 circa), ormai cancellata dal paesaggio cernuschese: nel luogo dove sorgeva oggi c’è un cantiere di nuove abitazioni. Si trovava nel parco degli Aironi, nascosta dalla vegetazione. Il racconto del nostro lettore ci parla di ricordi di tempi ormai lontani, di contadini, che fino a qualche decennio fa, ancora la popolavano “…alberi e cespugli hanno preso il posto nell’aia dove correvano i bambini, o dove gironzolava qualche oca insieme a qualche gallina, immagino poi quello spiazzo che si animava verso sera quando tornavano gli uomini dal lavoro dei campi, tornavano i cavalli e i carri,  dai camini delle case si levava il profumo del legno bruciato che scaldava la zuppa nella pentola, quella pentola che era lasciata attaccata alla catena del camino, dove l’acqua bolliva e veniva messo ogni scarto commestibile che rendeva buono il brodo della minestra, oppure immagino quello stesso spiazzo per la festa di settembre dopo i raccolti, immagino l’ aia dove si stendeva come un tappeto il granoturco per farlo seccare al sole, che colorava di giallo l’aia,  immagino i  muggiti delle mucche alla sera che volevano essere munte, mentre le rondini volavano a cerchio sopra l’aia lanciando i loro garriti….”.

Fino a un anno e mezzo fa, primo dell’avvio del cantiere, si potevano ancora vedere travi massicce a sostegno del piano soprastante, in parte crollato, residui della pavimentazione in cotto lavorato a mano, finestre ad arco e una scalinata che portava ad un balconcino semidistrutto, resti di quella che un tempo era la cucina, il cuore della casa, “… quasi vedo  il contadino che, stanco e stremato dalla fatica di  tutti i giorni, entrava  nella sua cucina composta da un camino, un lavandino e pochi mobili, la camera da letto al piano superiore, e si sedeva a tavola, con ancora  indosso gli abiti da lavoro, lo sguardo basso fisso e stanco nella scodella della minestra che la moglie gli aveva messo davanti, mangiare senza dire una parola, non perchè non aveva niente da dire, ma solo che era talmente stanco da non riuscire a parlare, mentre i bambini in silenzio lo guardavano, aspettando che finisse di mangiare, per ascoltare qualche storia accanto al camino…”.

Su un muro un piccolo affresco, una Madonna col Bambino, alla quale, sicuramente tutta la comunità, chiedeva ogni mattina la benedizione prima di cominciare la giornata, o alla quale si rivolgeva per una grazia. Ha uno sguardo gentile, un viso delicato, bellissimo, forse il pittore si sarà fatto ispirare da una contadina che abitava la cascina, un dipinto ormai quasi del tutto perso, “….le labbra, anche se ormai poco evidenti, sono di un rosa delicato e la bocca minuscola, il capo leggermente inclinato, la dolcezza del viso è straordinaria e non lascia indifferente chi la osserva, un braccio teso verso chi la guarda. Non so, se offrisse qualcosa: l’affresco,  in quel punto è ormai andato perso, l’altro braccio tiene un Gesù bambino con le braccia aperte“.

Il signor Bonalumi, che ringraziamo per il suo appassionato racconto, si è rivolto a noi perché vorrebbe che quel viso fosse ricordato. Noi non possiamo fare altro che rendere pubblico il suo messaggio.

ADS

GDPR COOKIE POLICY: Per poter gestire al meglio la tua navigazione su questo sito verranno temporaneamente memorizzate alcune informazioni in piccoli file di testo denominati cookie. È molto importante che tu sia informato e che accetti la politica sulla privacy e sui cookie di questo sito Web. Per ulteriori informazioni, leggi la nostra politica sulla privacy e sui cookie. OK, Accetta Informazioni